L’imprenditrice
Nenella Impiglia esperta di moda ci svela la Chicca: il bikini, bomba atomica della seduzione
femminile.
B
come bikini,
simbolo di femminilità sin
dal 1946, quando fu ideato e realizzato
dal designer francese Louis Réard:
due striminzite strisce di stoffa, peraltro già in uso
nell’antichità da atlete e danzatrice greche e romane. Il
designer lo chiamò come l’atollo del Pacifico, dove gli americani,
dal ’46, effettuarono test nucleari. <Il mio costume avrà un
effetto simile a quello di un’esplosione, ma benefica e, grazie a
questo due-pezzi, le donne diventeranno bombe di seduzione>,
asseriva Réard,
ma anche di grande scandalo.
Considerato un indumento indecente
perché lasciava vedere l’ombelico, il
bikini non ebbe vita facile all’inizio: in Italia fu censurato
fino alla metà degli Anni ’50 per
“offesa al pubblico pudore”.
Ci furono anche multe e qualche arresto. Fu solo grazie alle
star del cinema che riuscì ad entrare nel guardaroba delle donne
comuni. La consacrazione arrivò nel ’56 con Brigitte
Bardot che
lo indossò nel film "E Dio
creò la donna"
e sulle spiagge di St. Tropez.
Da allora il mito del bikini non ha mai vacillato, è stato sempre più ridotto, reinterpretato, diventando feticcio come quello bianco indossato da Ursula Andress in 007 – Licenza di uccidere e venduto all’asta per 130 milioni di lire. E’ molto cambiato negli anni come del resto il nostro comune senso del pudore.
Louis Réard |
Da allora il mito del bikini non ha mai vacillato, è stato sempre più ridotto, reinterpretato, diventando feticcio come quello bianco indossato da Ursula Andress in 007 – Licenza di uccidere e venduto all’asta per 130 milioni di lire. E’ molto cambiato negli anni come del resto il nostro comune senso del pudore.
(Pubblicato
sul settimanale Vero n. 48 – 5 dicembre 2013)
Nessun commento:
Posta un commento